martes, 16 de diciembre de 2014

MAYA DEREN Y LA VIDEO DANZA

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MAYA DEREN
Por Selma Berrezouga
Negli anni ‘40 del Novecento, Maya Deren (Kiev, 1917 - New York, 1961) ridefinisce le possibilità cinetiche del corpo sullo schermo. Coreografa, regista, etnografa e scrittrice, Deren è considerata dai critici e dagli storici contemporanei di cinema e danza, l’icona dell’avanguardia cinematografica americana. Il genio del suo sguardo filmico è oggi celebrato per la complessità della realtà poetica – il mondo – che ella ha saputo far ‘danzare’ nella tecnica filmica; come lei stessa ha affermato, in film “I can make the world dance.”

Nata in Ucraina come Eleanora Derenkovskaya, negli anni della rivoluzione russa emigra con la famiglia a New York, dove abbrevia il cognome in Deren. Negli Stati Uniti, studia giornalismo e scienze politiche alla Syracuse University, comincia a frequentare gli ambienti socialisti newyorkesi, e si avvicina alle idee femministe.

L’interesse per la danza s’intensifica quando Deren collabora con la compagnia di Katherine Dunham, celebre coreografa e antropologa afro-americana, nota per i suoi studi etnografici sulle danze rituali haitiane. Deren resta profondamente affascinata dalle forme spirituali delle danze voodoo, osservate e praticate da Durham, al punto che, dopo un approdo mistico verso la mitologia Hindu, nel 1943 modifica il suo nome in Maya (‘acqua’ o ‘velo dell’illusione’). L’incontro, invece, con il regista e futuro marito Alexander Hammid, consolida lo studio di Deren delle tecniche cinematografiche e quindi la produzione di opere sperimentali attente, in particolar modo, alle dinamiche introspettive della soggettività femminile-femminista.

Maya Deren si è sempre dichiarata grata agli insegnamenti ricevuti dai maestri della slapstick comedy, come Buster Keaton e Charlie Chaplin, in particolare investiga la loro produzione sulla resa cinematografica, e sul potenziale tecnico, del sonnambulismo e dello sdoppiamento.

Nel 1943, Deren gira il suo primo film dalla narrativa ciclica e perturbante: “Meshes of the Afternoon”, in cui lei stessa recita con molteplici sdoppiamenti sullo schermo.

Il lavoro suscita una notevole influenza e le permette di conoscere intellettuali come Anaïs Nin, John Cage, Gregory Bateson e Marcel Duchamp (con il quale collabora al lavoro artistico-coreografico Witch’s Cradle (1943).

L’anno successivo, Deren prosegue la sperimentazione sulla vitalità onirica e realizza

“At Land” (1944). A breve segue “A Study in Choreography for Camera” (1945), il primo documento di video-danza in cui si cattura la cinetica del corpo in slow motion e in continuità spazio-temporale.

Nel 1946, con la partecipazione di Anaïs Nin e dei danzatori Rita Christiani e Frank Westbrook, Maya Deren crea “Ritual in Transfigured Time” (1946), confermando il suo interesse per il tema della ritualità; mentre in “Meditation on Violence” (1948) lo sguardo della regista si concentra sul movimento, al limite tra bellezza e violenza, del performer Chao Li Chi. Uno degli ultimi lavori, “The Very Eye of Night” (1958), girato in collaborazione con la Metropolitan Opera Ballet School, può oggi considerarsi un’avanguardistica intuizione della danza digitale contemporanea; qui i danzatori, come spettri bianchi, ondeggiano nell’immaterialità scenica di uno spazio virtuale, notturno e stellato.

VIDEODANZA
Este género, podría ser un subgénero de la danza como un subgénero del audiovisual. Lo cierto es que ha tomado un camino propio, y como mucho de lo que nos rodea hoy día, podríamos hablar de un híbrido, de un cruce de lenguajes, de una práctica propia de la realidad contemporánea.

EL VIDEO Y LA DANZA
Por que es videodanza y no solo video?
Se denomina video-danza a una obra audiovisual cuyo contenido es cuerpo(s) en movimiento, o danza.
Cuerpo, movimiento, tiempo e imagen, video.
Un diálogo que se centra en las significaciones del cuerpo en imagen, en unespacio_tiempo.

CARACTERISTICAS DE LA VIDEODANZA
1-. La integración de dos lenguajes: video y danza.

2- Se produce en espacios no convencionales.

3-. Permite la manipulación de la imagen en la edición y el montaje.

4-. Es un producto no perecedero que transciende las fronteras cuyo producto final es audiovisual.

Videodanza: La coreografía de la mirada es tal vez lo que mejor define al videodanza, lo que le da su fuerza estética y lo que justifica su razón de ser dentro del arte contemporáneo.
El cuerpo exige ser tratado de otra forma, porque el coreógrafo no debe solo diseñar su movimiento, también debe diseñar la mirada que lo recorrerá: coreografía de la cámara.

Maya Deren fue una de las precursoras del videodanza , empezó innovando con los movimientos de cámara y las técnicas de edición para manipular y redefinir nuestros conceptos de movimiento para la pantalla. Su trabajo se titula "A study in choreography for camera" de 1945.
Gracias a la video danza entramos en dimensiones antes no concebidas. Se pueden trabajar conceptos y acciones de manera atemporal y superar límites espaciales: un salto puede ser infinito o un grito puede durar una eternidad. Con la videodanza, el vídeo deja de ser un instrumento de registro y documental, y pasa a ser elemento integrante del espectáculo.

EJEMPLO DE VIDEODANZA