lunes, 30 de marzo de 2015

YELLOW FEVER... LA FIEBRE DE ACLARARSE LA PIEL

Por: Lola Bahr




Yellow Fever es el nombre de un corto animado sobre la decoloración de la piel de las mujeres africanas y sobre la imagen que tienen de ellas mismas estas mujeres.
La directora keniana Ng´endo Mukii ha hecho un corto que le ha servido como tesis para explorar los ideales de belleza Eurocéntricos y sus efectos en las mujeres africanas. 
A propósito del corto animado que ha creado nos dice: "Estoy interesada en el concepto de la piel y la raza y lo que ello implica. La idea de belleza se ha globalizado, creando unas aspiraciones homogéneas, y la imagen que tienen las personas sobre ellas mismas ha sido distorsionada en todo el planeta. En mi película, me enfoco en la imagen que tienen sobre ellas mismas las mujeres africanas, a través de entrevistas, recuerdos e imágenes he descrito la casi esquizofrénica imagen que tenemos sobre nosotras y con la que yo y muchas mujeres hemos crecido."

El link para leer más sobre Ng´endo Mukii y ver el corto es el siguiente:

http://www.okayafrica.com/news/yellow-fever-kenyan-animated-short-film-ngendo-mukii/

Sin duda un tema para reflexionar... mientras unas destrozan sus pieles pretendiendo ser más blancas, las blancas se la destrozan para estar morenas.

miércoles, 25 de marzo de 2015

UPUPA...!!!

Por: Selma Berrezouga



RADIODERVISH

Un pugliese e un palestinese, insieme, alla ricerca delle radici musicali del Mediterraneo. E' il progetto dei Radiodervish.
La differenza culturale delle loro origini dà vita a canzoni che svelano varchi e passaggi tra oriente ed occidente, le cui tracce sono i simboli e i miti delle culture del Mediterraneo, luogo di confine che unifica nel momento stesso in cui separa.
Nel loro quarto disco, intitolato “In Search Of Simurgh” propongono, a mio avviso, qualcosa di unico; una miscela sonora ispirata all'opera letteraria "Il Verbo Degli Uccelli" (Mantiq al-Tayr) di uno dei più grandi mistici sufi, Farid al-din 'Attâr.
Farid al-din 'Attâr vissuto tra 1130 e il 1220 ca., è insieme a Sanâ’i (m. 1141) e Rûmî (m. 1273) uno dei più noti poeti mistici persiani, autore di una serie di poemi di tipo allegorico in cui tipicamente si illustra la via spirituale dei sufi.
Nel più noto, “Il verbo degli uccelli” (Mantiq al-Tayr), pluritradotto nelle lingue europee, egli s’immagina che gli uccelli del mondo vengano un giorno a parlamento e decidano di partire alla ricerca di Simurgh, il loro misterioso re, che si trova oltre la montagna di Qâf ai confini del mondo. Loro guida in questo viaggio, che si snoda attraverso sette valli, sarà l’upupa. Evidente, anche da questi pochi cenni, l’impianto allegorico dell’opera: gli uccelli tipificano i discepoli della confraternita sufi, Simurgh è il Dio nascosto e inaccessibile alla fede dei dottori, l’upupa rimanda al maestro spirituale che nelle confraternite sufi guida pazientemente i discepoli alla scoperta del divino attraverso varie stazioni o dimore mistiche, qui rappresentate dalle sette valli.
In effetti, il poema è costituito per due terzi da brevi dialoghi tra gli uccelli e la loro severa guida, l’upupa appunto, che analizza le loro paure, denuncia i loro sotterfugi, controbatte le loro obiezioni, smaschera trucchi e cavilli; insomma esercita un vigile e razionale controllo sulle motivazioni che spingono gli uccelli a intraprendere o sfuggire il viaggio. La sua funzione è di tipo per così dire maieutico (Metodo d'insegnamento proprio di Socrate, basato sul dialogo e sulla discussione; grazie ad esso l'allievo scopre gradatamente e autonomamente la verità), infatti a un certo punto l’upupa sparisce e gli uccelli dovranno proseguire da soli nelle fasi culminanti del viaggio fino all’incontro con il loro re. Quel che ‘Attâr vuol significare con la sparizione dell’upupa, la guida, è che l’elemento razionale, la vigilanza della ragione, a un certo stadio del viaggio deve cedere il passo a un altro tipo di guida, a un altro genere di intelligenza, che non risiede nella testa ma appunto nel cuore. Il poema di ‘Attâr si potrebbe anche interpretare come una graduale scoperta da parte degli uccelli della “intelligenza spirituale” che è connessa con il cuore.
Scomponendo il nome Simurgh in due parti: si-murgh, abbiamo due parole che in persiano significano esattamente: “trenta-uccelli”, e trenta sono gli uccelli che, culminato il viaggio, arrivano a Simurgh, il quale appare quindi come uno specchio, infatti quello che scoprono i trenta uccelli è proprio che, guardando Simurgh, vedono se stessi e guardando se stessi vedono Simurgh. Qui ‘At-târ traduce attraverso questa immagine l’antica idea del microcosmo che riflette il macrocosmo, o, come egli dice con altra bella immagine, l’idea che l’uomo “può vedere il sole in un atomo” e ancora che l’uomo può cogliere l’immensità di Dio nel suo piccolo cuore.
I dieci episodi narrano attraverso le note suadenti dei Radiodervish le storie dell'"Upupa", de "La Fenice" e di tutta la simbologia mistica legata a queste immagini.
Buon ascolto…

jueves, 19 de marzo de 2015

CINE AFRICANO CON NOMBRE DE MUJER

Por Lola Bahr



Desde directoras hasta guionistas, editoras y otras labores dentro de la producción cinematográfica, las mujeres adquieren más presencia en el cine africano. Así nos lo demuestra el 12º Festival de Cine Africano que se celebrará en Córdoba, España, entre los días 21 y 28 de Marzo de este año.
Este Festival centra su divulgación y promoción en las cinematografías del continente africano y del mundo árabe no africano en España y América Latina, con la intención de mejorar la relación entre estos pueblos y aportar un desarrollo cultural dentro de la industria cinematográfica africana y árabe.

Para saber más sobre el Festival y la organización Mujeres por África, adjunto el link del festival que les llevará a esta noticia y a otras actividades que estos desarrollan.

http://www.wiriko.org/wiriko/cine-africano-con-nombre-de-mujer/